Percorrendo in macchina le sinuose strade della campagna veronese capita spesso di imbattersi nei profili incerti delle antiche case a corte che ancora oggi punteggiano il territorio. Si tratta di veri e propri monumenti che ci ricordano la secolare vocazione agricola della pianura.

In genere, queste corti rurali, esteticamente forse poco ricercate, sorsero lontano dai centri abitati come autentici avamposti produttivi autosufficienti situati nel nulla dell’aperta campagna. In ognuna di esse svettava la caratteristica torre colombaia che un tempo ormai lontano svolgeva anche funzioni difensive.

Più tardi, alla metà del Seicento, avvenne un’ulteriore trasformazione di cui ancora oggi alcune strutture edilizie recano tracce evidenti. Nacque così la “casa de paron” dotata anche della casa da lavorente.

Le corti padronali risultavano allora ben separate dal territorio circostante grazie ad un possente muro di cinta. All’interno, dobbiamo immaginarci i volti dei contadini, facce bruciate dal sole afoso, visi striati di rughe, come un campo di grano, a primavera. Oltre quel muro di cinta si sviluppava un piccolo villaggio brulicante di uomini dove si trovavano abbracciati, gli uni agli altri, i vari edifici abitativi e i fabbricati ad uso produttivo. La stalla, ad esempio, il luogo privilegiato dove i contadini trascorrevano le lunghe sere d’inverno riscaldati dal caldo “naturale” delle mucche. E poi il grande portico, il fienile e le caratteristiche barchesse. Non solo, il viaggiatore che intendesse approfondire la conoscenza della multiforme attività di questi complessi, scoprirà che essa prevedeva anche l’esistenza della caneva, il locale interno alla casa dove venivano conservati vini e alimenti, della ghiacciaia, esterna all’abitazione, dei pollai, del forno, del pozzo e infine del brolo, ovvero il terreno adibito alla coltivazione della frutta e degli ortaggi. Il tutto gravitava attorno ad una grande aia, vero e proprio baricentro della vita quotidiana della civiltà contadina.

Infine, tra il Sei e il Settecento alcuni facoltosi proprietari terrieri presero a frequentare maggiormente le loro residenze di campagna. Le corti padronali iniziarono così a trasformarsi in vere e proprie “case di villeggiatura” estiva. La sobrietà di un tempo lasciò il posto a soluzioni stilistiche più ricercate, gli antichi broli furono trasformati in giardini all’italiana e poi all’inglese, le barchesse diventarono sempre più elaborate dal punto di vista estetico.

Corte Brà

 

Corte Brà ai Boschi

 

Corte Da Formento - Rambaldi - Giona

 

Corte Dionisi

 

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Corte Gianella detta Dei Santi

 

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Corte Grimani

 

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Corte Montanari detta Palazzo dei Merli

 

Corte Sagramoso

 

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Corte Tedeschi

 

Corte Verità

 

Corte Vò Pindemonte

 

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Palazzo Moneta

 

Palazzo Murari della Corte Brà

 

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Palazzo Rizzoni-Maggi

 

Palazzo Vescovile

 

Villa Ambrosi-Tonetti

 

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Villa Angiari

 

Villa Dionisi Gobetti

 

Villa Marogna

 

Villa Pellegrini